È plausibile, come ormai si vocifera da giorni, che il 18 maggio sarà la nuova data individuata per la riapertura di bar e ristoranti. Su base nazionale o regionale? Ancora difficile stabilirlo con certezza, ma bisogna fare i conti anche con le regioni che scalpitano: dopo la Calabria, tocca all’Alto Adige, che riapre tutto già in data 11 maggio, mentre Lombardia e Piemonte, ancora nei pressi della Fase 1 quanto a contagi, potrebbero aspettare ancora un po’ in una logica che vede la normativa regionale sovrapporsi e affiancarsi a quella nazionale. Intanto le associazioni si avviano al piede di guerra in queste ore: le moltissime sigle unite sotto al progetto #FareRete tuonano segnalando che “con le regole che si sentono dai rumors l’80% dei ristoranti non potrà aprire, il Governo deve sentirci prima di approvare delle misure dannose. Vogliamo essere al tavolo”. Fanno eco da Filiera Italia dove sottolineano che “il perdurare della chiusura del canale della ristorazione stia provocando un effetto domino sull’intera filiera agroalimentare italiana con crolli di produzione fino al 40% del settore del vino, del 45% dei formaggi tipici e del 35% dei salumi di maggiore pregio, mettendo a grave rischio occupazionale parti rilevanti dei 3,6 milioni di lavoratori dell’intera filiera”. Intanto gli agguerritissimi Ristoratori Toscana capeggiati da Pasquale Naccari, organizzano addirittura una manifestazione. La sensazione è che il mondo della ristorazione abbia esaurito la pazienza.
Riapertura ristoranti. Le regole
Resta in definitiva da capire – con premura, aggiungiamo visto che è impensabile avvisare i ristoratori tre o quattro giorni prima della riapertura – quali misure regoleranno la ripartenza delle attività. Le chiedono a gran voce gli esercenti, provati dalla lunga chiusura e dall’incertezza di quel che verrà: sarà conveniente riaprire a certe condizioni? I clienti torneranno a frequentare i ristoranti? Come garantire la sicurezza dei locali per preservare la salute di ospiti e personale? Di certo non aiutano le teorie fantasiose: la presunta richiesta di distanziare i tavoli 4 metri l’uno dall’altro, per esempio, ipotesi tanto balzana (e incompatibile con gli spazi e la natura di moltissime attività), quanto ampiamente circolata negli ultimi giorni. Né il terrorismo per immagini che ci ha proposto innumerevoli variazioni sul tema del plexiglass per contenere il rischio di contagio. E invece dà respiro la risoluzione di certe amministrazioni comunali per concedere più spazio all’aperto a bar e ristoranti, facilitati (e sgravati fiscalmente) nell’occupazione del suolo pubblico.
In attesa dell’ufficialità, però, il documento tecnico su “ipotesi di rimodulazione” per bar e ristoranti, compilato dai tecnici dell’Inail in collaborazione con gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità, inizia a circolare. Lo anticipa il Corriere della Sera, ne riportiamo le principali misure nello specifico per i ristoranti, in attesa di avere qualche dettaglio più preciso sui bar:
Distanziamento
E’ la questione più delicata. Per una motivazione semplice e banale: i ristoranti sono tra i pochi posti dove non si può garantire la presenza di clienti in mascherina. Dunque tutto è più delicato rispetto a negozi d’abbigliamento, uffici, mezzi pubblici. I ristoratori devono comprenderlo: non è un complotto del governo contro di loro, è uno scenario oggettivamente complesso.
La distanza tra un tavolo e l’altro dovrà essere di 2 metri, ma saranno i 4 metri quadrati di spazio da assicurare a ogni singolo cliente a fare realmente la differenza. Questo numero, quattro, ha confuso un po’ le acque nei giorni passati quando si era diffusa la voce di un distanziamento dei tavoli di 4 metri l’uno dall’altro. Ingestibile oggettivamente. Invece siamo a un concetto diverso, di densità: in un ristorante di 80mq (da capire calcolati come) potranno entrare 20 persone. Questa potrebbe essere l’interpretazione. In base a questo calcolo sarà possibile determinare la capienza massima di ogni ristorante. Con delle eccezioni però.
Barriere
Una eccezione sono le famose barriere in plexiglass, autentico spauracchio delle ultimissime settimane per il mondo della ristorazione. In caso si volesse “risparmiare” spazio si potrà provvedere all’ausilio di barriere divisorie che diventerebbero così facoltative (in modo analogo a quanto deciso in Svizzera, dove dall’11 maggio hanno riaperto le attività). Anche le sedie dovranno essere disposte in maniera da garantire il distanziamento adeguato tra i clienti.
Famiglie & autocertificazione
Ed eccoci all’altra eccezione. La questione delle famiglie, che potranno presentare autocertificazione per assicurare di far parte dello stesso nucleo, così da autorizzare il ristoratore a predisporre tavoli più piccoli e più densi. Da capire (si prevedono FAQ a più non posso!) se la presenza di nuclei familiari potrà aumentare il quoziente di densità (1 cliente ogni 4 mq) complessivo o no.
Ventilazione & aria condizionata
Fondamentale garantire il ricambio d’aria naturale e la ventilazione dei locali (a tal proposito, ecco il parere del dottor Mauro Martinelli, che consiglia l’utilizzo di ventilatori, mettendo il veto sul ricorso ai condizionatori, vediamo se nei documenti ufficiali sarà confermato questo niet). Dunque oltre a privilegiare gli spazi all’aperto (come si sta facendo con provvedimenti già adottati ad esempio a Milano, Vilnius e Madrid) sarà importante ripensare l’organizzazione degli spazi interni anche in funzione delle correnti d’aria onde evitare spiacevoli inconvenienti come quelli analizzati in alcuni interessanti studi cinesi. Resta da capire come si potrà resistere nelle cucine, con l’estate che arriva, senza aria condizionata accesa. La verità è che si rischia di andare per i prossimi mesi verso un servizio totalmente all’aperto.
Sarà obbligatorio, a quanto anticipa il Corriere della Sera dopo aver sfogliato in anteprima i Documenti ufficiali, garantire pulizia e igienizzazione completa al termine di ogni servizio al tavolo, al bando utensili e contenitori riutilizzabili – come saliere, brocche, etc. – “se non igienizzati”. E pure i menu cartacei, da sostituire con lavagne o stampe monouso. Da capire quali materiali e strumenti saranno consigliati, permessi o resi obbligatori. Nei giorni scorsi abbiamo cercato di approfondire le caratteristiche dell’ozono che potrebbe rappresentare una semplificazione per i ristoratori. Vedremo.
Condimenti
Nella ristorazione popolare, dove sui tavoli si trovano olio, sale e pepe a disposizione dei clienti, si dovrà passare a condimenti monouso.
Come si fa a mangiare con le mascherine? Infatti non si mangerà con le mascherine! Che però saranno comunque utili, anzi obbligatorie, per alcuni momenti al ristorante. Quali? I clienti dovranno indossarle per recarsi alla cassa a pagare (meglio se protetta da barriere in plexiglass) possibilmente con moneta elettronica, ma anche per andare in bagno, visto che si prevedono file, dovendo essere esclusivo l’utilizzo.
Ancora non chiaro l’obbligo o meno delle mascherine per il personale di sala e di cucina. Con ogni probabilità tutto il personale dovrà portare le chirurgiche e i guanti tutte le volte che sarà possibile.
Pagamenti
Vivamente consigliati, come dicevamo sopra, i pagamenti elettronici con contactless. E qui forse ci si sarebbe aspettati un po’ di coraggio in più, magari utilizzando questa emergenza per superare la percentuale davvero deludente di ricorso alla moneta di plastica in Italia, una abitudine che determina conseguenze non indifferenti, come l’evasione, e che si poteva approfittare per combattere con maggiore decisione.
Ci saranno i clienti?
Al di là di tutto, la domanda che aleggia, e che non troveremo nei Documenti ufficiali del Governo e dei tecnici, è un’altra: quanti e quali clienti avranno voglia di sottostare a queste restrizioni nel quadro di un contesto che dovrebbe essere di relax come una cena al ristorante? Quanti preferiranno continuare con l’asporto o il delivery? I clienti che si recheranno al ristorante chiudendo un occhio rispetto alle tante norme da seguire, riusciranno a rendere profittevole l’apertura dello stesso? La logica dei 4mq per ospite rende sostenibile una qualsiasi attività di ristorazione? E, in definitiva, i costi (oltretutto incrementati da tutti questi oneri) verranno quanto meno equiparati dai ricavi? Saranno le domande chiave di tutta la seconda metà di maggio e oltre.
Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, per fornire funzioni di social media e per analizzare il nostro traffico. Condividiamo inoltre le informazioni sull'utilizzo del nostro sito con i nostri partner di social media, pubblicità e analisi, che possono combinarle con altre informazioni che avete fornito loro o che hanno raccolto dall'utilizzo dei loro servizi. Se continuate a utilizzare il nostro sito web, acconsentite ai nostri cookie.
Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, per fornire funzioni di social media e per analizzare il nostro traffico. Condividiamo inoltre le informazioni sull'utilizzo del nostro sito con i nostri partner di social media, pubblicità e analisi, che possono combinarle con altre informazioni che avete fornito loro o che hanno raccolto dall'utilizzo dei loro servizi. Se continuate a utilizzare il nostro sito web, acconsentite ai nostri cookie.
I cookie necessari aiutano a creare un sito Web utilizzabile abilitando funzioni di base come la navigazione della pagina e l'accesso alle aree sicure del sito web. Il sito Web non può funzionare correttamente senza questi cookie.
I cookie delle preferenze consentono a un sito Web per ricordare le informazioni che modificano il modo in cui si comporta il sito web, come il tuo linguaggio preferito o la regione in cui ti trovi.
La statistica
I cookie statistici aiutano i proprietari di siti web a capire come i visitatori interagiscono con i siti raccogliendo e riportando informazioni in forma anonima.
Il marketing
I cookie di marketing vengono utilizzati per monitorare i visitatori sui siti Web. L'intenzione è quella di visualizzare annunci pertinenti e coinvolgenti per il singolo utente e quindi di maggior valore per editori e inserzionisti di terze parti.
Non classificati
I cookie non classificati sono cookie che stiamo classificando insieme ai fornitori dei singoli cookie.
Perché queste regole vengono fatte da chi non conosce nulla di lavoro vero..? FOLLIA PURA I IGNORANZA DI SETTORE.