Regis Camus è un collezionista certamente, la sua cantina è un tesoro enologico: è uno degli ‘chef de cave’ più famosi al mondo, sicuramente il più premiato e lui stesso è un grande amante dello champagne. E’ stato insignito ‘Sparkling Winemaker of the Year’, per otto volte negli ultimi 15 anni. A lui si deve la ‘regia’ dei millesimati Rare Champagne, le bollicine di lusso che nate da una costola di Piper-Heidsieck sono top di gamma del settore come Dom Perignon, Cristal, Krug. “La passione è il motore di tutto – racconta Camus in un’intervista a Ansa Lifestyle, di passaggio a Roma in un ‘tour’ italiano del brand distribuito in Italia da Biondi-Santi International – conosco i vigneron, i vignaioli, uno ad uno, frequento le loro case, vado ai loro eventi di famiglia, mi chiamano ai matrimoni, ai battesimi, la forza della regione dello Champagne è qella della comunità e anche se c’è competizione tra le varie marche prima di tutto c’è il rispetto, l’amore per la nostra terra, e la passione nel creare queste bevande eccezionali”.
Nel caso di Rare Champagne “l’eccezione è la regola: produciamo millesimati solo in annate straordinarie, quando la natura mostra il suo lato più ‘imprevedibile. Il blend unico composto al 70% da Chardonnay e al 30% da Pinot Nero, non basta – ci spiega – decidere di procedere alla realizzazione è frutto della nostra esperienza e dell’intuizione che quelle uve, quell’anno, per determinate ragioni stagioni, possano avere quella freschezza, purezza e mineralità che sono il marchio della maison. La fortuna di un’ottima annata bisogna provocarla. Il primo millesimato, del 1976, fu dopo una grande siccità ad esempio. Il tempo poi è dalla nostra parte: il periodo di maturazione in cantina è di almeno 10 anni”.
E’ un mondo, nonostante il fascino antico (il 6 maggio 1885, giorno in cui si svolsero le celebrazioni per il centenario dalla presentazione della prima bottiglia Cuvée di Piper-Heidsieck alla Regina Maria Antonietta fu chiesto a Pierre-Karl Fabergé, il gioielliere dello Zar Alessandro III, di creare una bottiglia preziosa e unica in oro, diamanti e lapislazzuli, è l’inizio della leggenda del marchio), che è cambiato negli anni. “Oggi nessuno potrebbe bere i vini di champagne che sorseggiavamo 40 – 50 anni fa, vinosi, corposi, pesante oggi il gusto è cambiato, vogliamo sentire la freschezza, la frutta, le note floreali, un vino innanzitutto piacevole. E a questo che è un gusto del consumatore negli anni siamo andati sempre più incontro”, ci spiega Camus, amante delle montagne vicino Reims, sposato e con tre figli.
Oggi che si beve di meno ma di maggior qualità, che il settore è trascinato dai Millennials (e dal mercato giapponese), bere champagne millesimato è una vera esperienza, è un’immersione sensoriale, innanzitutto olfattiva come quando si entra nei laboratori di profumeria artistica ad ‘odorare’ le essenze e di gusto ovviamente. C’è il cuoio e il ‘mondo arabo’ in una coppa di champagne dell’88, il mango, l’ananas, l’albicocca e la pesca matura in uno del 2006, per fare due esempi opposti di sentori. L’esperienza si amplifica se allo champagne si osano accostamenti non scontati. “Non ci sono regole – spiega Camus – ogni cibo eccellente va bene con lo champagne: i vostri rigatoni all’amatriciana si sposano alla perfezione con Rare Millesime del 1998, così come il carrè di agnello alla cacciatora trova l’ideale nel millesimato del 1988. La mia unica regola di accostamento cibo – champagne riguarda le spezie, vanno bene ma senza esagerare, il resto vive di contrasti, di non sovrapposizioni di gusto”.
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