Gli ultimi decreti hanno spazzato via anche quel poco che rimaneva delle speranze degli operatori turistici di riuscire ad arrivare alla fine dell’anno senza ulteriori contraccolpi economici, dopo una primavera di chiusura totale, un’estate fatta più di ombre che di luci e un autunno iniziato al di sotto delle aspettative. Lo stop del Governo a gite scolastiche, fiere, convegni e mercatini di Natale ha fatto precipitare di nuovo il comparto in un lockdown senza prospettive. Una chiusura prolungata che per molti operatori del settore dura da marzo, senza che ci sia al momento neppure la possibilità di fare previsioni sui tempi di ripresa.
Il segmento delle gite scolastiche vale un miliardo di euro
Accantonata l’idea di organizzare viaggi per la pausa natalizia (avanti di questo passo è più facile attendersi nuove strette, e sono pochi quelli che hanno il coraggio di prenotare una vacanza), le agenzie viaggi non possono che fare la conta dei danni.
La cancellazione delle gite scolastiche, tanto per fare un esempio, avrà ripercussioni anche sul primo semestre del 2021: un provvedimento che, da solo, vale un miliardo di euro di fatturati in meno, senza contare le ripercussioni sui mancati introiti dai viaggi per fiere, convegni, mercatini di Natale e settimane bianche. Perdite certe, ma che non sono ancora state quantificate. Secondo Ivana Jelenic, presidente di Fiavet, la Federazione Italiana delle Agenzie di Viaggio e dei Tour Operator, a rischiare di non riaprire più sono circa 4 imprese su 10. Il comparto conta circa 10mila aziende in Italia, che danno lavoro a 150mila persone. Di queste, 60mila rischiano il posto da qui ai primi mesi del prossimo anno.
Presidente, ci mancava solo la cancellazione delle gite scolastiche…
È un segmento che da mesi vive nel limbo. Le gite erano state bloccate già in primavera e ora anche l’ultimo Dpcm rafforza l’impossibilità di organizzarne e di programmarne anche nel prossimo futuro. Questo desta un’enorme preoccupazione tra gli operatori, perché temiamo che molte aziende non saranno in grado di superare la crisi.
Ivana Jelenic
Fino a primavera la situazione difficilmente cambierà.
In realtà le gite scolastiche si programmano adesso proprio per il periodo primaverile e anche se la situazione dovesse miracolosamente risanarsi a febbraio o a marzo, gli istituti non avrebbero comunque il tempo materiale per organizzare le gite. Esiste una procedura che, tenendo conto del fatto che non si possono fare viaggi negli ultimi 30 giorni di scuola, non si avrebbe il tempo di seguire. Per questo il segmento delle gite scolastiche resterà fermo anche nel 2021, provocando danni giganteschi.
Saranno guai per voi, ma in generale per tutto il settore turistico, che in alcuni periodi dell’anno resiste proprio grazie ai gruppi di studenti.
Fermare il turismo scolastico significa bloccare un pezzo dell’economia che non è legata solo alle agenzie di viaggio, ma anche agli alberghi – che con i ragazzi lavorano anche in bassa stagione – alle guide, ai trasportatori, al mondo della ristorazione e a una parte del commercio. Non dimentichiamoci che i bambini, fin da piccoli, acquistano anche solo un ricordo da portare a casa ai genitori. Tutto questo sparirà.
E parliamo di effetti che si ripercuotono specialmente in Italia.
Sì, anche se in realtà sono sempre più numerosi quelli che viaggiano all’estero. In questi anni sono cresciuti gli scambi culturali, le vacanze studio, i corsi di lingua e le stesse gite scolastiche oltre confine. Oggi conoscere le lingue straniere è certamente un valore e le persone si muovono di più.
Quanto inciderà, invece, la cancellazione dei mercatini di Natale?
Parecchio. Ormai queste iniziative sono entrate nell’immaginario collettivo come un’esperienza da fare nel periodo invernale, dall’ultimo fine settimana di novembre fino all’Epifania. Parliamo di un mese e mezzo. Non solo: spesso la scelta ricade sul viaggio di gruppo perché permette di abbattere i costi e di vedere più località. Quest’anno il blocco delle manifestazioni vedrà alcune zone, soprattutto del Nord Italia, subire un danno enorme. Ci sono località, anche di piccole dimensioni, che hanno investito tanto. Penso ad esempio a Vipiteno e Bressanone, che sono state riqualificate in maniera importante per presentarsi sotto il profilo turistico in periodi storicamente di bassa stagione. E ne hanno fatto una leva di marketing. Ma negli ultimi anni c’è stato un gran proliferare di queste iniziative anche al Sud.
Immagini come questa le rivedremo solo nel 2021
Per le agenzie di viaggio era un’occasione in più per lavorare tutto l’anno.
Certo. La maggior parte delle agenzie organizza viaggi di due/tre giorni, a seconda delle località e della distanza. Molto spesso, poi, i gruppi soggiornano anche a 40-50 chilometri di distanza dalla città dei mercatini, visitano altre località, mangiano nei ristoranti. Quest’anno non succederà nulla di tutto questo e non ci saranno senz’altro le strade bloccate dagli autobus come negli anni passati.
Ma una previsione delle perdite l’avete fatta?
Non c’è ancora una stima, è troppo presto. Molti confidavano di lavorare, almeno in Italia, fino all’ultimo Dpcm, poi la situazione è precipitata. In questa fase il blocco è totale, nessuno organizza più nulla. C’è stato un fermo di tutto e chi aveva già preso accordi (come si fa sempre nel periodo estivo), subirà perdite ancora maggiori.
Per voi si tratta di un ritorno indietro di 6 mesi. Ma il Governo come vi sta aiutando?
È un lockdown che non finisce mai. Il Governo ha disposto un primo contributo a fondo perduto per le agenzie di viaggio. C’è stato detto che questi fondi verranno ampliato, perché sono assolutamente marginali rispetto alle richieste. Noi ci aspettiamo che lo Stato provveda a ristorare le nostre imprese. Molte di esse non hanno alcuna possibilità di sopravvivere; se non arriveranno gli aiuti promessi e lo Stato non interverrà in maniera significativa, avremo il 40% di chiusure.
Quello che non ha fatto Internet in tanti anni, lo sta facendo il Covid in pochi mesi.
Sì, assolutamente. Il Covid rischia di spazzare anche quelle aziende che non avevano avuto nulla a che vedere con l’avvento di Internet. Del resto, il turismo scolastico non passa dalla rete. E anche chi, nel tempo, si era ricollocato, puntando a convegni e scuole, ora sta accusando perdite pesanti.
Di quante imprese stiamo parlando?
Le imprese del settore sono circa 10mila e contano 150mila lavoratori. Parliamo molto spesso di realtà piccolissime, con 1-2 persone, ma anche di aziende molto grandi con 50-60 dipendenti. La maggior parte di queste sono entrate nella crisi da aziende sane, floride, con fatturati importantissimi e in espansione, che assumevano personale. Oggi queste stesse aziende sono a rischio chiusura, è drammatico quello che sta succedendo. Se poi il Governo un giorno toglierà la cassa integrazione, questi imprenditori saranno costretti a licenziare, perché di lavoro non ce ne sarà nemmeno nei prossimi mesi.
Del resto fare previsioni, oggi, è pressoché impossibile.
Le aziende non sono in grado di fare programmazione. Con la situazione attuale, ogni tentativo di visione a medio termine è impossibile. Questa è la fase più angosciante: le compagnie aeree iniziano a fallire, nelle grandi città ci sono alberghi chiusi da marzo, che riapriranno forse solo in primavera. Chi lavorava con il business, i convegni, o con i turisti stranieri, non riaprirà a breve. E c’è gente che ha messo mano al portafoglio e ai risparmi di una vita per fare fronte alle spese. I costi fissi ci sono, gli affitti non si abbassano e, anzi, questa situazione non fa che creare una guerra tra poveri. È una crisi che ha ricadute su tutta l’economia.
Lei oggi con quale spirito va avanti?
Ho cercato di essere positiva e fiduciosa durante il lockdown e in estate. Ho sempre voluto avere un approccio propositivo, senza drammatizzare. Oggi però diventa difficile, senza un limite temporale davanti agli occhi. Facciamo la conta dei danni e speriamo bene.