Il prossimo Dpcm sarà con ogni probabilità quello della svolta, perché arriverà dopo la scadenza di quello in vigore (3 dicembre) e deciderà come gli italiani festeggeranno il Natale. Dal ministero della Salute non filtrano ancora indicazioni certe, tutti restano con i piedi per terra, guardando i numeri del contagio in calo ma mantenendo alta l’attenzione lungo tutto il territorio. Indiscrezioni dicono che le misure si allenteranno dal 3 dicembre fino a pochi giorni prima del 25 per dare respiro a bar, ristoranti e negozi.
Ipotesi riaperture prima di Natale
Bar e ristoranti aperti di sera nelle zone gialle, di giorno in quelle arancioni
Proprio su bar e ristoranti si giocherà una delle partite più importanti, come del resto succede dall’inizio della seconda ondata. L’ipotesi è che la riapertura possa avvenire anche la sera nelle zone gialle e in parte della giornata anche in quelle arancioni. Potrebbe rimanere il limite dei quattro posti a tavola, oppure essere aumentato a portato a sei.
Per pranzi e cene a casa ci sarà la raccomandazione e rimanere in famiglia proteggendo gli anziani e le persone fragili, ma dando per scontato che il numero delle persone potrebbe essere più alto di quello previsto per i locali pubblici.
Feste private vietate, cenoni in famiglia “limitati”
Scontato il divieto per feste e cenoni con persone di nuclei familiari diversi, si cercherà di evitare in ogni modo gli spostamenti verso quelle Regioni dove i contagi sono elevati proprio per evitare gli errori della scorsa estate. E dunque non è affatto scontata la riapertura dei confini che alcuni governatori stanno già invocando.
«Già dalla festa dell’Immacolata, dunque dal fine settimana del 5 dicembre – conferma il presidente della Liguria Giovanni Toti, governatore della Liguria che in questi giorni è in filo diretto con Boccia e Speranza – bisogna prevedere misure meno severe per quei settori che stanno già soffrendo la crisi e invece potrebbero beneficiare delle festività».
Negozi: apertura prolungata di sera, richiesta centri commerciali aperti nel weekend
Cruciale anche la questione dei negozi visto che il periodo natalizio è senza dubbio il più florido per gli incassi, che quest’anno sarebbero più che mai urgenti e necessari. I governatori chiedono la riapertura dei centri commerciali nel fine settimana e non è escluso che si decida di prorogare l’orario dei negozi al dettaglio proprio per favorire lo scaglionamento agli ingressi. Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo parla di «seminormalità, se si rispetteranno le regole».
Il coprifuoco slitta di due ore?
Molto dipenderà anche da che cosa si deciderà per il coprifuoco. Nuove regole potrebbero farlo slittare di almeno un’ora, addirittura due. Mantenendo però il divieto di assembramento in strade e piazze e il divieto di sosta di fronte ai locali.
Il percorso si comincerà a valutare oggi nella riunione convocata dai ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia con i governatori.
Sul tavolo la richiesta di riduzione degli indicatori da 21 a 5, ma la posizione delle regioni che rischiano di cambiare fascia. Scontata l’entrata in zona rossa da domani dell’Abruzzo, rimane a rischio la Puglia – nonostante la scelta del governatore Michele Emiliano di “chiudere” le province di Foggia, oltre a Barletta, Andria e Trani – mentre il Veneto esclude di poter passare in arancione.
La mappa delle zone oggi e i possibili scenari futuri
Al momento sono “rosse” Lombardia, Piemonte, Campania, Calabria, Toscana, Valle d’Aosta, provincia di Bolzano e Abruzzo con ordinanza del governatore Marsilio; “arancioni” sono Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Liguria, Sicilia, Basilicata, Umbria e Puglia che però potrebbero peggiorare; “gialle” rimangono Lazio, Molise, Sardegna, Veneto e provincia di Trento. Le ordinanze sono state firmate tra il 6 e il 13 novembre.
Calcolando la validità di 15 giorni e l’obbligo di “osservazione” di un’altra settimana, entro il 10 dicembre quasi tutte le Regioni potrebbero essere fuori dal rischio più alto. Nelle aree dove gli indicatori mostrano una situazione ancora grave si potrebbero prevedere “zone rosse” provinciali liberando i territori che sono invece al sicuro, come del resto chiedono i sindaci. Nel resto d’Italia entrerebbero invece in vigore alcune misure meno rigide.