Manca ancora una decisione sulle nuove restrizioni natalizie e l’ufficialità non sembra nemmeno tanto vicina. Italiani e lavoratori dell’accoglienza sono alla finestra in attesa di conoscere il proprio destino. Ipotesi: giorni festivi e prefestivi rossi fino al 6 gennaio; arancioni i feriali. Nell’ultimo bollettino 18.236 casi.

Una decisione ufficiale del Governo sulle restrizioni natalizie manca ancora e questo potrebbe bastare per far saltare i nervi a cittadini e lavoratori che non sanno come potranno passare le Feste a pochi giorni dalla Vigilia e non sanno se potranno aprire o meno le propria attività per salvare un anno disastroso. Ma l’ipotesi che nelle ultime ore è quella più accreditata è quella di istituire una zona rossa nazionale il 24, 25, 26, 27, 31 dicembre e l’1, 2, 3 gennaio. Secondo alcune fonti la discussione è ancora “tutta aperta” però e non è escluso che la zona rossa valga anche il 6 gennaio o si introducano per l’intero periodo regole da “zona arancione”.

Intanto l’ultimo bollettino parla di 18.236 casi e 683 decessi. Il tasso di positività risale rispetto a ieri ed arriva al 9,9%.

Ristoranti in balia del Governo - Il Governo gioca ancora con i colori Così i ristoranti vedono solo nero

Ristoranti in balia del Governo

Zone rosse sì, ma con deroghe
Ma così probabilmente all’Esecutivo sembra troppo facile e quindi si stanno già valutando le ormai celebri deroghe: sì, ma quali? Si sta infatti valutando la possibilità di una deroga al divieto di spostamenti tra Comuni – ed eventualmente anche all’interno di uno stesso Comune in caso di ripristino della zona rossa – per i congiunti più stretti in occasione cenone della vigilia di Natale e del pranzo del 25. La deroga, in ogni caso, riguarderebbe un numero strettissimo di congiunti: due, secondo le stesse fonti. È una deroga che andrebbe incontro anche alle richieste avanzate dagli amministratori della Lega in queste ore.

Il tempo stringe, ristoranti presi in giro
Il tempo però stringe perché, non va dimenticato, un minimo di organizzazione serve. Soprattutto ai bar e ai ristoranti che vorrebbero permettere ai clienti di festeggiare in maniera dignitosa e tra cucina, sala e preparazioni hanno bisogno di tempo, almeno due giorni per ripartire (anche se molti hanno già gettato la spugna e altri settori non c’è scelta, come per il catering). A far slittare ulteriormente il vertice tra Giuseppe Conte e i capi delegazione l’indisponibilità di Teresa Bellanova (Italia dei Valori) a partecipare ad una riunione mercoledì in tarda serata; il capo del governo ha così optato per rinviare il punto finale sulle misure per le festività.

«Al Ministero della Salute abbiamo proposto di optare per una misura rigorosa che assomigli molto alla zona rossa», ha detto il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa (Pd). Il presidente del Veneto Luca Zaia ha chiesto una zona rossa fino alla Befana, posizione condivisa dai ministri Boccia e Speranza e dai rappresentanti di Lazio, Friuli Venezia Giulia, Molise.

Braccio di ferro tra governatori
Ma c’è un braccio di ferro con chi vuole una linea morbida. In vista del Natale «il Governo vuole inibire ancora di più gli spostamenti e la libertà d’impresa, lo ritengo inopportuno e l’ho detto al Governo», afferma il presidente della Liguria Giovanni Toti in una diretta Facebook dopo un confronto con il Governo che proseguirà domani. «L’Italia si è data delle regole, stabilendo le zone di rischio giallo, arancione e rosso. Ritengo che con quel metodo si debba continuare. Credo che sia giusto essere prudenti dove il virus sta facendo grandi danni e se serve fare ulteriori chiusure. Ma penso che il principio delle zone sia giusto, dico no a regole uniformi, bisogna dare respiro ai cittadini».

Conte: «Preoccupati dagli assembramenti»
A metà la posizione di Conte, che ha spiegato: «Stiamo lavorando per cercare di rinforzare il piano natalizio. Noi dobbiamo arrivare in condizione di massima resilienza. Le misure stanno funzionando fin qui ma ci stanno preoccupando – e hanno preoccupato anche gli esperti – quelle situazioni di assembramenti dei giorni scorsi. Faremo qualche intervento aggiuntivo». E poi, riguardo agli assembramenti per i regali di Natale, ha detto: «Non direi che è colpa dei cittadini» se si sono verificati assembramenti, «la stragrande maggioranza sta rispettando le regole. Noi abbiamo avviato il cashback perché quella è una riforma di sistema» che ha l’obiettivo «di pagamenti più convenienti, in sicurezza e che ci consentono di recuperare il sommerso. E i negozi stanno soffrendo. Se si usa il cashback in modo ordinato diamo ossigeno a un settore, se il risultato è l’affollamento per le strade non è quello che avevamo sperato».

La circolare di Gabrielli che rinforza i controlli
A proposito di nuove restrizioni il capo della Polizia Franco Gabrielli in una circolare inviata ai questori li ha invitati a potenziare le verifiche sull’utilizzo delle mascherine da parte dei cittadini e a predisporre per i prossimi giorni “dispositivi flessibili” di controllo del territorio. Inoltre “attente e coordinate misure di vigilanza” dovranno essere attuate nelle stazioni ferroviarie e nei luoghi ritenuti sensibili “dedicando particolare attenzione alle aree di prevedibile affollamento, laddove è maggiore il rischio di inosservanza, anche involontaria, delle misura del distanziamento interpersonale”.

Lopalco: Non è ancora finita la seconda ondata
Non regala speranze il parere degli esperti sulla situazione sanitaria, almeno stando a quanto ha detto all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco in vista delle nuove misure che il Governo si appresta a varare. «Una terza ondata è certa, in mancanza di adeguate misure di prevenzione a Natale e nei festivi. Le basi scientifiche sono semplici: nonostante le due ondate, comunque la quota di popolazione ancora suscettibile alla infezione è altissima: il virus ha ancora tante praterie su cui pascolare».


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