un esercito di 53mila dipendenti, di cui 18mila impiegati nei bar e ristoranti di Firenze e dintorni, quello che lavora nel comparto della ristorazione in Toscana. Un esercito che soffre, come accade nel resto d’Italia, il calo di lavoro dovuto alla crisi del turismo post emergenza Covid. Ed è proprio dalla Toscana che arriva il nuovo appello di Fipe alle istituzioni, affinché diano una mano concreta per la ripresa dei pubblici esercizi.
Nuovo appello di Fipe Toscana al Governo
A farsi portavoce della categoria è il presidente di Fipe Toscana, e vicepresidente vicario nazionale, Aldo Cursano, che parla di un sistema che «rischia di saltare, gettando macerie sull’occupazione e sulla vivibilità delle nostre città».
«Dai primi giorni del lockdown, la nostra federazione si è mossa per ottenere dalle istituzioni aiuti e strumenti nuovi per sopravvivere e ripartire – ricorda Cursano – e devo dire che la Toscana ci ha ascoltato: è stata la prima Regione italiana, per esempio, a darci la possibilità di vendere per asporto. Poi abbiamo lavorato molto perché le nostre aziende innovassero il modo di stare al pubblico: presenza su social e web, prenotazioni on line, menu digitali, consegne a domicilio erano e restano frontiere nuove da esplorare, Covid-19 o meno».
Aldo Cursano
La ristorazione, ricorda Cursano, ha subito una battuta d’arresto che non ci voleva: «Era tra i settori più brillanti dell’economia toscana, con il +18% di imprese negli ultimi dieci anni, dal 2010 al 2019 – dice – Adesso le aziende lamentano cali di fatturato del 40%, con punte fino ad oltre il 90% in settori come il catering e i banchetti, praticamente fermi da febbraio visto che sia i congressi sia le cerimonie sono state annullate, e dove ancora piovono disdette perfino per l’autunno».
Da qui le richieste alle istituzioni, che già nelle settimane scorse erano state portate al tavolo del Governo. «Non devono lasciarci soli e lo diciamo con tutta la forza che ci dà essere la più importante e rappresentativa associazione sindacale del settore – dice Cursano – la rete di bar e ristoranti che caratterizza la Toscana, che dà vita ai piccoli paesi come alle città, è patrimonio di tutti e fa parte di quella qualità della vita che, a torto o ragione, tutto il mondo ci invidia. Mettere a rischio la sopravvivenza di questa rete significa perdere uno dei valori più attrattivi per il turismo. Sarebbe come far chiudere per sempre musei importanti. Le nostre imprese sono al centro di un sistema di relazioni, di socialità, di buon vivere al quale non possiamo e non vogliamo rinunciare».
Taglio delle tasse e delle tariffe locali, liquidità a fondo perduto, sostegno per l’occupazione e per l’innovazione sono fra le richieste avanzate dalla Confcommercio a più riprese: «Il Covid-19 ci ha messo di fronte ai limiti di certi modelli di sviluppo, per esempio nelle nostre città i residenti sono stati allontanati dal centro storico per fare spazio solo ai turisti – conclude Cursano – Così, senza turisti, le imprese rischiano la morte. Dobbiamo cogliere al volo questa occasione drammatica per ritrovare un modello di vita più equilibrato e aiutare le imprese ad essere più “smart” e a costruire un’accoglienza sempre più efficiente. Altrimenti, questa crisi non sarà servita a nulla».
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